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Truffe e carte di credito

Non si arresta la crescita del numero di hotel caduti vittima di truffe relative a pagamenti effettuati con carte di credito, e il panorama si sta costellando di casistiche sempre meno banali. Tempo fa ciò accadeva solo in modo molto più eclatante e, per certi versi, prevedibile: ospiti, o presunti tali, che dapprima prenotavano inviando caparra a mezzo carta di credito e poi ne chiedevano la restituzione, nei tempi previsti dalla cancellation policy, a mezzo bonifico, salvo poi contestare e quindi annullare anche il primo pagamento. Di solito il truffatore richiedeva date improbabili e sollecitava con la massima solerzia l’invio del costo totale così da procedere con il pagamento, dicendosi pronto alla conferma ancora prima di sapere quale fosse il saldo. Queste trappole persistono ma sono state affiancate da pratiche molto più subdole, che hanno come esito comune la revoca dei pagamenti con carta di credito da parte di circuiti quali, in primis, Nexi-CartaSì.

Com’è possibile? Il presupposto, spesso trascurato, è che le transazioni via POS con PAN manuale, ovvero quando la carta non è fisicamente presente ma ne vengono digitati il codice numerico, la data di scadenza e l’eventuale codice di sicurezza (CVC) retrostante, non sono mai garantite. Ma perché avviene un annullamento? Anzitutto, l’ospite in malafede può disconoscere un’operazione di pagamento, che quindi risulta ingiustificata anche se egli ha effettivamente usufruito del soggiorno; in altri casi, si tratta di carte rubate o clonate con azioni eseguite dai non titolari. In questi frangenti, nemmeno il modulo firmato dal sedicente ospite, in cui si chiede l’autorizzazione a prelevare un acconto a conferma della sua prenotazione, rappresenta una garanzia valida.

Le società fornitrici dei POS, inoltre, a fronte della dichiarazione giurata del possessore della carta di credito che contesta il pagamento, secondo il regolamento di brand come VISA, si dicono obbligate ad accettarla, additando la postilla sul contratto firmato dall’hotel partner che si riferisce appunto al PAN manuale. Il rifiuto di pagamento viene notificato dalla banca emettitrice della carta di credito con la motivazione di truffa, in quanto i dati della prenotazione non corrispondono al vero possessore della carta. E siccome, ancora una volta per chiarezza, le transazioni con digitazione manuale non sono né assicurate – non è sicuro che funzionino al momento del pagamento – né soggette a buon fine – l’accredito non è certo –, la banca trattiene l’importo incriminato dal conto corrente dell’hotel.

Come difendersi allora? Le associazioni di categoria e di rappresentanza sindacale di albergatori e imprese turistiche si stanno adoperando per raccogliere le case histories dei singoli al fine di verificare la legittimità o meno dell’atteggiamento assunto dai circuiti di pagamento. Per parte loro, d’altronde, le maggiori compagnie che gestiscono le carte di credito, in particolare VISA e American Express, non prendono nemmeno in considerazione le prove fornite nel trattenere un acconto o una caparra in caso di mancato arrivo, di disdetta o di comportamento fraudolento. In verità, anche gli albergatori dovrebbero essere tutelati in qualità di clienti da queste aziende ma così non è.

Nei casi di prenotazioni truffaldine, il possessore della carta può dirsi totalmente all’oscuro di una transazione finché non visiona l’estratto conto mensile; ne segue un blocco della carta stessa e un rifiuto di pagamento da parte della banca interessata. E non esiste alcuna possibilità di reclamo, nonostante si possa far valere le proprie ragioni per vie legali o direttamente con il titolare della carta, ma il risultato sarà quasi certamente negativo. Medesimo esito hanno poi i resoconti che giungono agli alberghi tramite una semplice e-mail – quindi né con posta elettronica certificata né con telefonata di preavviso – che non di rado finisce nello SPAM oppure semplicemente si perde tra le decine di e-mail che arrivano ogni giorno. Chi le invia, cioè le società fornitrici dei sistemi di POS o le banche stesse, non se ne preoccupa. Il danno economico a carico degli albergatori, come se non bastasse, si ingigantisce quando ciò succede non con un singolo ospite bensì con un tour operator fantasma o un’agenzia viaggi fasulla: le somme perse possono diventare ingenti.

La questione è approdata anche sul tavolo di Bankitalia, grazie alle segnalazioni circostanziate fatte in filiali locali come quella del Trentino-Alto Adige e finalizzate a verificare la presenza di una falla con l’apertura di un caso dedicato; anche se non si tratterà di un provvedimento retroattivo, quantomeno tutelerà gli esercenti in futuro. Inoltre, alcuni account manager di Booking.com, per parte loro, stanno valutando la richiesta delle associazioni alberghiere territoriali di esigere, all’atto della prenotazione, anche l’inserimento del 3D secure code, che rappresenta attualmente l’unico modo per tutelarsi. Spetterà poi sempre all’hotel il compito di verificare che sulla carta ci siano i fondi necessari allo scopo, ma quantomeno il diretto interessato non potrà più sostenere di non aver mai prenotato quel determinato albergo o che la sua carta sia stata sottratta. Per fare in modo che le cose possano cambiare è importante infine che tutti gli hotel truffati siano disposti a collaborare, riferendo ciò che accade e fornendone documentazione ai propri rappresentanti sindacali, così da confluire in una class action e ottenere maggior tutela, oltre che giustizia.